Da quando è iniziata la pandemia di Covid-19, le epidemie di influenza e di virus respiratorio sinciziale sono scomparse (o quasi). Sarà così anche per la stagione 2022-2023 oppure dobbiamo prepararci per una convivenza di COVID e influenza?
L’autunno è iniziato, portando con sé l’abbassamento delle temperature che insieme a fattori quali la riapertura delle scuole, la ripresa massiccia delle attività lavorative, il fatto di stare più al chiuso, gli sbalzi termici, favorisce la diffusione dell’influenza.
INFLUENZA
Descrizione del virus e della malattia (1,2,3)
L’influenza è una malattia generata dall’infezione del tratto respiratorio da parte del virus influenzale. Attualmente esistono due tipi di virus: A e B. I virus di tipo A sono classificati in sottotipi sulla base delle proteine di superficie che li caratterizzano. In particolare, si distinguono i sottotipi HA (da proteina emoagglutinina) e NA (da proteina neuroaminidasi). Questi sottotipi sono ulteriormente differenziati, tra cui i sottotipi H1 e H3 e sottotipi N1 e N2 sono i più frequenti nelle epidemie che si sono verificate negli ultimi decenni. I virus dell’influenza di tipo B si distinguono in virus B/Yamagata/16/88 e B/Victoria/2/87-like. Mentre i virus dell’influenza A sono prevalenti nelle epidemie annuali, i virus dell’influenza B contribuiscono in maniera variabile negli anni alla epidemia. In Europa il ceppo più diffuso negli ultimi anni è l’influenza A H3N2.
Come ogni altro virus, anche i virus dell’influenza mutano continuamente, generando dei ceppi antigenicamente differenti (fenomeno noto come “deriva antigenica”). Questo è il motivo per cui i vaccini antinfluenzali vanno aggiornati ogni anno per adattarli al ceppo diffuso nella particolare stagione. L’influenza è una tra le poche malattie virali che un individuo può contrarre ripetutamente nel corso della sua vita, indipendentemente dall’età, dallo stile di vita e dal luogo in cui vive.
Tra i sintomi più frequenti dell’influenza ci sono l’improvviso innalzamento della febbre e l’insorgenza di tosse e dolori muscolari. Altri sintomi comuni includono mal di gola, mal di testa, brividi, affaticamento e perdita di appetito. Nei bambini possono presentarsi anche nausea, vomito e diarrea. Il decorso della malattia per la maggior parte delle persone è di una settimana o dieci giorni, i soggetti a rischio invece possono andare incontro a complicanze più gravi o a un peggioramento della loro condizione di base.
Diffusione e trasmissione (4,5,6)
Il virus dell’influenza si diffonde prevalentemente nella stagione invernale anche se non mancano sporadici casi di infezione in altri periodi dell’anno. I bambini piccoli e gli anziani sono maggiormente a rischio di sviluppare malattie come la polmonite virale, la polmonite batterica secondaria. A prescindere dall’età, anche tutti coloro che sono considerati soggetti fragili perché portatori di malattie croniche sono particolarmente a rischio di complicanze delle condizioni pregresse in caso di infezione severa di influenza. Altri soggetti a rischio sono i pazienti con co-morbilità, i pazienti ospedalizzati o ospitati in strutture di assistenza sociosanitarie e le donne in gravidanza.
L’influenza è trasmessa principalmente dalle goccioline diffuse attraverso la tosse o gli starnuti e attraverso il contatto diretto o indiretto con le secrezioni respiratorie contaminate. Il periodo di incubazione varia da uno a quattro giorni. Gli adulti possono essere in grado di trasmettere l’influenza ad altri da un giorno prima dell’inizio dei sintomi a circa cinque giorni dopo l’inizio dei sintomi. I bambini e le persone con un sistema immunitario indebolito possono essere più contagiosi. Giocano un ruolo importante nella diffusione del virus tra pazienti fragili gli operatori sanitari e il personale impiegato a vario titolo nelle strutture sanitarie.
Si stima che, a livello mondiale, si verifichino circa un miliardo di casi di influenza all’anno, di cui tra 3 e 5 milioni si trasformano in casi con gravi complicanze, e tra 290.000 e 650.000 di decessi. In Europa, l’ECDC, il Centro di Controllo delle Malattie Europeo, stima i casi sintomatici di influenza in un range dai 4 ai 50 milioni, con 15-17.000 morti per conseguenze associate all’infezione. Il 90% dei decessi si verifica in adulti con più di 65 anni con condizioni cliniche croniche (dati pre-COVID-19).
Secondo una stima del OMS, un’epidemia di influenza costa circa 60 milioni di dollari ogni anno, che potrebbero essere ridotti a 4,5 milioni adottando le opportune misure di prevenzione.
Negli ultimi due anni, infatti, grazie alle misure di contenimento e prevenzione della diffusione del virus SARS-CoV-2, l’incidenza dell’influenza durante l’inverno 2019-2020 e 2020-2021 è stata trascurabile. Ciò implica anche che la popolazione, essendo stata meno esposta al virus, potrebbe avere una immunità contro l’influenza indebolita, soprattutto nei bambini e giovani. Il timore degli esperti è pertanto che ci siano dei focolai rilevanti, soprattutto qualora emergessero ceppi nuovi o introdotti di recente.
Prevenzione e diagnosi (7,8)
Per ridurre la diffusione dell’influenza e ridurre il rischio di effetti gravi in caso di infezione, la vaccinazione annuale è la soluzione raccomandata da OMS.
Inoltre, per prevenire l’infezione è opportuno evitare il contatto con persone infette, evitare di toccarsi mani bocca e occhi, lavarsi le mani regolarmente e disinfettare le superfici nei locali condivisi con persone infette.
L’influenza viene diagnosticata sulla base della valutazione clinica che può essere coadiuvata da test antigenici rapidi o test molecolari di RT-PCR.
VIRUS RESPIRATORIO SINCIZIOALE (RSV)
Descrizione del virus e della malattia (9, 10, 11)
Il virus sinciziale respiratorio (RSV) è un virus a RNA a singolo filamento, formato da 10 geni che codificano per 11 proteine. Il nome scientifico è Human orthopneumovirus e appartiene al genere Orthopneumovirus, famiglia Pneumoviridae. Sulla base della reattività antigenica delle proteine F e G agli anticorpi monoclonali, RSV viene distinto in subunità A (RSVA) and B (RSVB). Sebbene le due subunità circolino contemporaneamente tra la popolazione, la RSVA è più frequente, oltre ad avere una carica virale maggiore e un tempo di trasmissione più veloce.
Nel mondo, RSV è la principale causa di bronchioliti e polmonite nei neonati e bambini sotto i 5 anni di età, con un 2-3% di casi che richiedono l’ospedalizzazione.
I sintomi più comuni, che insorgono in fasi, sono rinorrea, diminuzione dell’appetito, tosse, starnuti, febbre e sibilo. Nei bambini molto piccoli, gli unici sintomi possono essere irritabilità, ridotta attività e difficoltà respiratorie.
Diffusione e trasmissione (10,12)
Si stima che a causa del RSV si verifichino ogni anno circa 30 milioni di infezioni respiratorie acute e più di 60.000 di morti infantili. Anche per adulti e anziani con malattie cardiache e polmonari sottostanti l’infezione da RSV può essere pericolosa per la salute e la vita del paziente. Come l’influenza, anche RSV è un virus stagionale.
Tuttavia, durante la pandemia di Covid-19 si è registrato una significativa riduzione della diffusione di RSV nelle stagioni fredde, seguito da un rimbalzo della malattia fuori stagione quando le misure di contenimento del SARS-CoV-2 sono state allentate o rimosse.
Come per altri virus respiratori, la trasmissione avviene per contatto con persone infette o superfici contaminate da goccioline di respiro contenenti il virus. RSV entra nell’organismo attraverso occhi, bocca e naso. Di solito le persone sono contagiose da 3 a 8 giorni, ma i bambini e i soggetti fragili possono essere sintomatici e rimanere contagiosi fino a 4 settimane.
Prevenzione e diagnosi (12,13)
Nonostante l’elevato interesse e gli sforzi della comunità scientifica, non esiste ancora un vaccino contro RSV. I comportamenti volti a ridurre il rischio di contrarre il virus rimangono quindi il mezzo di prevenzione più importante. Oltre a lavarsi spesso le mani, non toccarsi il viso, evitare il contatto con persone infette, viene suggerito di evitare la permanenza prolungata in luoghi potenzialmente contagiosi e pulire frequentemente giochi e superfici accessibili ai bambini.
La diagnosi si basa sull’analisi dei sintomi e può essere supportata da test antigenici o molecolari per confermare la presenza del virus nell’organismo.
COVID –19
Descrizione del virus e della malattia (14, 15, 16, 17, 18, 19, 20)
SARS-CoV-2, abbreviazione di Coronavirus 2 da sindrome respiratoria acuta grave, è un ceppo virale appartenente al sottogenere Sarbecovirus, della sottofamiglia dei coronavirus (Orthocoronavirinae). SARS-CoV-2 è il settimo virus della famiglia di cui si conosce la capacità di infettare gli esseri umani. I primi casi associati a infezioni da SARS-CoV-2 identificati risalgono alla fine del 2019, dopo isolamento del virus da pazienti con bronchiti bilaterali molto gravi, da cui il nome della malattia che ne deriva, ovvero COVID-19. L’analisi del genoma del SARS-CoV-2 ha confermato che il virus è presente nei pipistrelli, ma non è ancora chiaro quale sia stato il meccanismo che ha permesso il salto di specie dal pipistrello all’uomo (spillover). Come altri coronavirus, SARS-CoV-2 è formato da 4 proteine strutturali: proteina S (spike o spinula), E (involucro), M (membrana) e N (nucleocapside). Il genoma a RNA è contenuto nella proteina N mentre le altre proteine insieme formano il capside virale. In particolare, la proteina Spike permette di attaccarsi alla membrana di una cellula ospite e promuovere l’infezione. Proprio per l’importanza di questa capacità di attacco alle cellule ospiti, la proteina S è sottoposta a una pressione selettiva causata dalle persone immunizzate, a cui risponde con mutazioni del suo gene che portano a varianti del virus. Dall’inizio della pandemia ad oggi sono state identificate numerose varianti di cui alcune hanno avuto una diffusione globale, mentre altre sono rimaste confinate in specifiche zone geografiche. Il Centro di Controllo e Prevenzione (CDC) americano e quello europeo (ECDC) monitorano l’epidemiologia delle infezioni e aggiornano costantemente la lista di varianti da monitorare (VBM), di varianti di interesse (VOI) e di varianti che generano preoccupazione (VOC). Queste ultime sono varianti di virus che costituiscono un pericolo globale perché potrebbero comportare un aumento della trasmissibilità, malattie più severe, significativa riduzione della protezione delle immunizzazioni naturali o vaccinali, ridotta efficienza dei trattamenti o dei vaccini, ridotta capacità di essere diagnosticate (https://www.sentineldiagnostics.com/it/blog/quanti-covid/).
I sintomi più comuni dell’infezione da SARS-CoV-2 sono febbre, tosse, stanchezza e perdita di gusto e olfatto. Tuttavia, si possono anche verificare mal di gola, mal di testa, dolori muscolari e scheletrici, diarrea, eruzione cutanea o scolorimento delle dita di mani o piedi, occhi rossi o irritati. Sintomi gravi sono invece rappresentati da difficoltà respiratorie o mancanza di fiato, perdita di parola o mobilità, confusione e dolori al petto. I sintomi durano mediamente dai 4 ai 15 giorni. Nei casi più gravi la malattia evolve coinvolgendo il fallimento di più organi fino alla morte del paziente.
Diffusione e trasmissione (21, 22)
Secondo i dati raccolti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ad oggi si contano più di 612 milioni di casi di COVID-19 confermati e più di 6,5 milioni di morti. La diffusione è mondiale: il 41% dei casi si sono registrati in Europa, 29% in America, 14,5% nell’Asia Pacifica, 9,8% nel Sud Est Asiatico, il 3,7% nel mediterraneo orientale e 1,5% in Africa. Questi dati non tengono però conto della quantità di test effettivamente effettuati nelle differenti regioni con una potenziale sottostima dei casi reali.
Il virus SARS-CoV-2 entra nell’organismo attraverso naso, occhi e bocca per contatto con le mani contaminate dalle goccioline di respiro rilasciate dalla persona infetta.
Il periodo di incubazione tra l’infezione e la manifestazione dei sintomi varia tra 2 agli 11 giorni, fino a un massimo di 14 giorni. È ormai noto che differenti varianti del virus hanno differente capacità di trasmissione, infezione e mortalità.
Prevenzione e diagnosi (23,24)
Per ridurre la diffusione di SARS-CoV-2 e il rischio di effetti gravi in caso di infezione, è importante completare il ciclo vaccinale secondo le indicazioni del Sistema Sanitario del proprio paese.
Inoltre, come per l’influenza e altri virus respiratori, è opportuno evitare il contatto con persone infette, evitare di toccarsi mani bocca e occhi, lavarsi le mani regolarmente e disinfettare le superfici nei locali condivisi con persone infette, mantenere la distanza di almeno un metro da altre persone ed evitare i luoghi affollati e non areati. L’uso della mascherina come dispositivo di prevenzione è altrettanto utile.
Sebbene i test rapidi siano largamente usati nella popolazione, nel caso di infezione, l’unico metodo diagnostico riconosciuto per determinare la presenza del virus nel corpo è la reazione di RT-PCR fatta su un campione naso-orofaringeo o su saliva.
La maggior parte dei kit commercialmente disponibili sono in grado di rilevare la presenza di 2 o 3 geni del virus; alcuni di essi usano primer che riconoscono parti del gene che codifica per la proteina Spike (gene S). È importante ricordare che il gene S è più soggetto a mutazioni degli altri geni per la funzione strategica di ancoraggio alla cellula ospite della proteina Spike; pertanto, la probabilità che una variante del virus non sia rilevata dall’amplificazione del gene S determinando un risultato falso negativo non è da sottovalutare. Ne è stato un esempio la prima variante VOC B.1.1.7
STAGIONE INVERNALE 2022 – 2023: COVID-19, Influenza, RSV e comorbilità (12,25)
Già nell’inverso 2021-2022 gli esperti temevano la diffusione contemporanea dell’epidemia di COVID-19 e di influenza, ovvero il fenomeno battezzato come Twindemic, che però non si è verificato soprattutto perché in molti paesi sono rimaste attive le restrizioni introdotte per marginare i contagi di COVID-19. Che cosa accadrà nell’inverno 2022-2023? L’osservatorio di influenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità guarda con attenzione alla stagione influenzale australiana 2022 tipica delle regioni temperate australi (da giugno a settembre) come potenziale predittivo di quello che può accadere nelle regioni dell’emisfero boreale. In Australia negli scorsi mesi si è registrato un picco di infezioni influenzali più alto degli ultimi 5 stagioni con un’incidenza superiore tra bambini e adolescenti rispetto agli adulti. Fortunatamente l’impatto di incidenza sui ricoveri ospedalieri è stato da basso a moderato. D’altra parte, questi dati possono essere parzialmente spiegati con il fatto che per due anni le persone sono state meno esposte ai virus respiratori stagionali e quindi l’immunità della popolazione potrebbe essere diminuita rispetto all’influenza e al RSV. Si potrebbero pertanto verificare dei nuovi focolai rilevanti, soprattutto se dovessero comparire nuovi o recenti ceppi influenzali.
È ancora viva nella memoria di molti gli effetti dei picchi di infezione di Covid-19, le cosiddette “ondate”, sui sistemi sanitari nazionali e le difficoltà di conciliare le attività di prevenzione e cura di tutte le altre malattie con la gestione degli ammalati Covid-19. Quali sono le soluzioni a disposizione dei laboratori e ospedali per prevenire, diagnosticare e gestire un eventuale Twindemic? Come descritto nei paragrafi precedenti i sintomi tra COVID-19 e influenza sono molto simili e quindi distinguere le due malattie basandosi solo sulla sintomatologia è difficile, ma risulta necessario per intraprendere una terapia adeguata che differisce a seconda del tipo di infezione. Fortunatamente ci sono test molecolari che consentono di rilevare la presenza di SARS-CoV-2, Influenza e RSV nello stesso campione, anche detti PCRs.
KIT SENTINEL
Sentinel Diagnostics ha sviluppato kit diagnostici per rilevare la presenza di SARS-CoV-2 e altri virus respiratori. Tutti i kit si basano su STAT-NAT®, la formulazione liofila proprietaria di Sentinel CH. S.p.A., altamente stabile a temperatura ambiente. Sono disponibili kit per l’uso manuale o completamente automatizzato mediante l’utilizzo della piattaforma “dal campione al risultato” SENTiNAT®200. I kit STAT-NAT® sono facili da usare, robusti e provvisti di codice a barre per il completo tracciamento nel workflow di laboratorio.
I kit STAT-NAT® disponibili sono:
- STAT-NAT® COVID-19 MULTI: saggio liofilo di RT-PCR per la rilevazione qualitativa dei geni RdRP e Orf1b genes di SARS-CoV-2. Sono disponibili due formati per uso manuale: strip da 8 pozzetti pre-riempite (96 reazioni) e boccetta di vetro ambrato (288 reazioni).
- STAT-NAT® SARS-CoV-2: saggio liofilo di RT-PCR per la rilevazione qualitativa dei geni N e RdRP e E, nei campioni nasofaringei umani. Il kit permette la valutazione facile e veloce dei risultati. L’uso di primers per geni altamente conservati rende il saggio più robusto per la rilevazione di potenziali nuove varianti. STAT-NAT® SARS-CoV-2 è destinato per un uso manuale ed è disponibile in due formati: strip da 8 pozzetti pre-riempite (96 reazioni) e boccetta di vetro ambrato (288 reazioni).
- STAT-NAT® SN200 SARS-CoV-2: saggio multiplex liofilo e automatizzato di RT-PCR per la rilevazione qualitativa dei geni N e RdRP e E, nei campioni nasofaringei umani. Il kit è destinato per un uso automatizzato di estrazione e amplificazione ed è compatibile con la piattaforma “dal campione al risultato” SENTiNAT®200.
- STAT-NAT®Pluri CoV-2/FLU/RSV: saggio multiplex liofilo di RT-PCR per la simultanea rilevazione qualitativa e differenziazione del RNA dei virus SARS-CoV-2, Influenza A&B (Flu A&B) Virus Respiratorio Sinciziale A&B (RSV A&B) nei campioni nasofaringei umani raccolti nei terreni di trasporto. STAT-NAT®Pluri CoV-2-FLU-RSV è destinato per un uso manuale ed è disponibile in due formati: strip da 8 pozzetti pre-riempite (96 reazioni) e boccetta di vetro ambrato (288 reazioni).
- STAT-NAT® SN200 Pluri CoV-2/FLU/RSV: saggio multiplex liofilo e automatizzato di RT-PCR per la simultanea rilevazione qualitativa e differenziazione del RNA dei virus SARS-CoV-2, Influenza A&B (Flu A&B) Virus Respiratorio Sinciziale A&B (RSV A&B) nei campioni nasofaringei umani. STAT-NAT®SN200 Pluri CoV-2-FLU-RSV è destinato per un uso automatizzato di estrazione e amplificazione ed è compatibile con la piattaforma “dal campione al risultato” SENTiNAT®200
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